Come scegliere il font giusto

scegliere-font

Quando parliamo di accuratezza formale il primo livello riguarda il controllo su errori di battitura, ortografia, apostrofi e accenti: questi elementi sono i primi a essere notati e lasciano una pessima impressione di sciatteria e mancanza di riguardo verso chi legge.

Per gli aspetti redazionali, chi scrive un articolo per una rivista o un libro riceve delle norme su come va redatto un testo. Anche per la tesi di laurea molte università forniscono agli studenti dettagliati criteri redazionali utili alla stesura dell’elaborato; in caso contrario, è consigliabile chiedere al proprio relatore almeno l’indicazione di un’altra tesi già depositata da seguire come modello.

Nel caso dei testi che non sono vincolati da particolari norme redazionali, l’importante è garantire la massima leggibilità sul piano grafico, attraverso una scelta oculata di caratteri (o font), margini, interlinea, colori, eccetera.

La scelta del carattere tipografico o font è sempre importante, ma lo è a maggior ragione per i testi che richiedono una lettura lunga e una concentrazione costante: in questo caso bisognerà rinuciare a qualsiasi tentazione di originalità e orientarsi su un carattere che sia facilmente leggibile, piacevole e in grado di non stancare l’occhio. I caratteri si dividono fondamentalmente in due grandi gruppi, ovvero i serif e i sans-serif, rispettivamente ‘graziati’ e ‘senza grazie’. I caratteri serif o graziati presentano dei piccoli tratti alle estremità, mentre quelli sans-serif o senza grazie possiedono linee essenziali, pulite, nette.

scegliere-il-font

Le grazie si ritrovano come elementi decorativi già nelle iscrizioni latine: dall’epigrafia nascono poi gli stili della scrittura manoscritta e, da quelli, i primi stampatori derivano i modelli per i caratteri mobili.

Le grazie sono rilassanti per la vista, perchè accompagnano l’occhio nel passaggio da una lettera all’altra e sono indiscutibilmente eleganti; tra i caratteri più diffusi di questa famiglia abbiamo il Times New Roman, il Garamond, il Baskerville, il Bodoni e il Book Antiqua. I caratteri graziati vengono utilizzati per libri, riviste e giornali, laddove il testo è scritto in caratteri piccoli e gli spazi sono ridotti. Se, invece, il testo dev’essere leggibile a distanza, oppure su un monitor dove si rischia l’effetto sfarfallamento o su una slidein PowerPoint, è consigliabile optare per un più nitido sans-serif, come un Arial, un Verdana, un Avenir o un Calibri.

Esiste, poi, un’altra font-familycioè quella dei caratteri informali o script che mirano a riprodurre la scrittura a mano; si tratta di caratteri dall’aria amichevole e piacevoli alla vista: un esempio è la Lucida Handwriting o il diffusissimo Comic Sans, messo a punto negli anni Novanta per essere usato nei fumetti al posto dei caratteri già esistenti ritenuti inadeguati al contesto infantile. I caratteri informali, come il loro nome indica chiaramente, non sono adatti ai testi ufficiali; vanno, inoltre, usati solo in testi brevi, perché in quelli lunghi risultano molto stancanti.

Un tipo di carattere solitamente contiene un vario numero di singoli simboli, detti glifi, quali lettere, numeri e punteggiatura.

Per dubbi e curiosità o per richiedere l’impaginazione professionale di un vostro testo, potete scrivere a laplumeservizieditoriali@gmail.com.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *