“A proposito di niente” di Woody Allen, recensione

Recensione di Renata Amoroso

L’autobiografia di Woody Allen è quella di un uomo eccentrico, anticonvenzionale e misantropo che racconta la sua versione dei fatti in merito alle accuse di molestie. Il centro del suo racconto infatti è proprio la storia delle accuse di 25 anni fa che sono tornate in auge cavalcando l’onda del movimento #metoo. Da tali accuse Allen era già stato assolto a tempo debito, ma questo non ha significato nulla per il mondo hollywoodiano che l’ha bandito senza farsi troppi scrupoli. Nei panni dell’orco, Allen non ha potuto fare altro che prendere atto della piega che stavano prendendo nuovamente le cose. Il suo ultimo film Un giorno di pioggia a New York non è stato distribuito negli Stati Uniti (e non sanno cosa si sono persi); alcuni attori hanno affermato di essersi pentiti di aver recitato con lui; altri hanno donato in beneficienza l’incasso dei suoi film; Woody Allen fa fatica a trovare attori disposti a recitare nei suoi film (fa ridere anche solo scriverla una cosa simile), a suo dire alcuni di loro avrebbero affermato “Ho sempre sognato di ricevere questa telefonata, e adesso non posso dire di sì“. Il regista ricorda però anche gli attori leali e coraggiosi che hanno preso le sue difese anche a costo di essere messi alla gogna mediatica. Insomma un valzer di ipocrisia degno di Hollywood. É la dittatura del conformismo. 

Il #metoo è un sacrosanto movimento che finalmente ha aperto il vaso di Pandora con le schifezze che tutti immaginavano ma nessuno osava mai pronunciare ad alta voce. I casi come quello di Woody Allen non fanno altro che infangare e rendere inutili gli sforzi delle vere vittime di violenza e molestie del mondo del cinema e non solo. Bisogna sempre ricordarsi che un uomo è innocente fino a prova contraria… nel caso di Woody Allen è innocente e basta, come stabilito da un processo già affrontato e chiuso. 

L’autobiografia è intrisa della proverbiale e sottile ironia di Woody Allen in cui i suoi fan si accoccolano come sotto una coperta molto morbida e accogliente. C’è la sua malinconica accettazione, la sua vena critica, la sua visione del mondo così insolita e anticonformista. Anche il suo modo di reagire alle calunnie è eterodosso, non c’è ombra di disperazione o afflizione, soltanto tanta amarezza e titanica rassegnazione. Come dice lui, questa faccenda ha aggiunto “un suggestivo elemento drammatico a una vita altrimenti abbastanza banale”. Forse sta proprio in questo la sua grandezza, nel riuscire a raccontare in modo così meravigliosamente eccelso anche le cose più banali della vita, rendendole assolutamente e irrimediabilmente speciali e uniche.

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